La crisi nel settore imballaggi

Già dal 2021, e fino a luglio 2022 abbiamo assistito a un rincaro delle bollette di gas ed energia che hanno fatto lievitare anche i prezzi dei carburanti.

Ed il futuro non è di certo roseo. Le previsioni di Confcommercio secondo cui nel 2022, le aziende del terziario dovranno far fronte a costi complessivi per 24 miliardi di euro, contro gli 11 del 2021 nonostante una qualche stabilizzazione dei prezzi e un calo rispetto alle precedenti previsioni.

Gli aumenti della spesa annuale arrivano a toccare punte del +122% per l’elettricità e del 154% per il gas –  spiega Confcommercio, aggiungendo che continua a crescere anche il costo dei carburanti: dall’inizio della pandemia a giugno 2022, i prezzi alla pompa di benzina e gasolio per autotrazione hanno subito un rincaro, rispettivamente, del 30% e del 35%.

Aumenti che sarebbero stati ancora più consistenti senza il calo delle accise varato dal governo.

Ma quali sono le cause di questo fenomeno?
L’aumento della bolletta elettrica è dovuto principalmente all’incremento del prezzo del gas sui mercati internazionali (da cui dipende oltre il 40% della produzione elettrica italiana), ma anche al COVID, a fattori meteo sfavorevoli (come i cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo) e a tensioni geopolitiche internazionali in ambito energetico. 
Le aziende italiane sono vessate dai rincari riguardanti i costi energetici, per cui occorre trovare soluzioni per non arrestare intere catene di produzione. In particolare, le aziende maggiormente in difficoltà sono micro, piccole e medie imprese, su cui si abbatte una duplice spada di Damocle rappresentata dal costo delle materie prime e dell’energia. Il caro materie prime e la loro introvabilità sono un ostacolo alla ripresa. Nonostante le commesse siano in aumento, assistiamo a un rallentamento degli investimenti, ma anche dei processi di innovazione e cala la domanda di lavoro.

Ma il settore imballaggi come sta affrontando la crisi?
Attualmente pesano sul settore degli imballaggi i rincari sulla cellulosa, i costi della carta da macero e ai costi del gas, che ormai sono saliti alle stelle. Alcune cartiere stanno pensando di contrastare il momento sospendendo momentaneamente l’attività, tutto questo per evitare la produzione in sottocosto.

Quali sono le ragioni dei rincari per la carta e il cartone da riciclare?
L’avvento della pandemia ha cambiato le nostre abitudini di acquisto. Da un lato vi è stata una richiesta maggiore di packaging per via dell’esplosione dell’e-commerce e per la realizzazione dei packaging destinati all’asporto.
Inoltre, la maggior richiesta di contenitori sostenibili ha portato a individuare nella carta e nel cartone il maggior candidato per la sostituzione delle confezioni monouso.
Bisogna, poi, considerare che il settore cartario è tra quelli più energivori. L’aumento del costo del gas, come riportato anche da Assocarta, è in ascesa già dall’estate del 2020, e purtroppo tende a crescere senza mostrare segni di rallentamento. Ciò ha impattato in maniera significativa sul prodotto finito. 
Per questo motivo, secondo alcune cartiere si renderà necessario il fermo della produzione, almeno fino a quando non si potrà accedere a un costo del gas maggiormente abbordabile.

Quale impatto ha il costo dell’energia sulla produzione del packaging?
Secondo le stime riportate dal Sole 24Ore, l’energia rappresenta il 30% dei costi complessivi sostenuti e quindi, anche se il fatturato tende ad aumentare, proprio in virtù di una richiesta maggiore di carta e packaging in cartone, i margini di guadagno tendono ad assottigliarsi per via del caro energetico.

Quanto le nuove normative dell’Unione Europea sugli imballaggi influiscono sui rincari?
Il packaging è al centro di una rivoluzione. La necessità di ridurre o eliminare i volumi di plastica all’interno degli imballaggi ha fatto lievitare la domanda di cartone.
A fronte di una capacità produttiva stabile si è generato un aumento della domanda di cartone che ha generato a sua volta, in questa situazione delicata, un rincaro generale:

  • Cartone lineabord con supporto ondulato → +65%
  • Carta grafica → +15-20%
  • Carta per tubi → +55%

Carta e cartone sono tra i materiali più riciclabili. 
Nel nostro Paese abbiamo raggiunto un buon livello di circolarità per quanto riguarda la raccolta e il riciclo della carta, dando vita a un ciclo produttivo maggiormente sostenibile.
Al momento si registra un grande quantitativo di ordini, però non si riesce a evaderli. Come abbiamo segnalato all’inizio, il boom dell’e-Commerce ha fatto prendere coscienza ai produttori della necessità di fornire tantissimi imballi.

Come va ripensata la produzione del packaging?
La crisi del settore cartario ci chiede anche di ripensare il nostro rapporto con il packaging che ha, soprattutto per quanto riguarda il packaging primario, valore estetico, di riconoscibilità del prodotto e così via.
Al momento si cerca di rivedere il concetto di packaging, soprattutto in base alla sua funzionalità, così da allineare la produzione e ottimizzarla solo ed esclusivamente per rispondere a delle esigenze specifiche.

La progettazione del packaging in termini di risparmio delle risorse e abbattimento degli sprechi, questa è la priorità che nel prossimo futuro dovremo rispettare ed assecondare.

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